Nel corso di una gravidanza fisiologica anche in coppie del tutto normali possono avvenire alterazioni del regolare sviluppo del feto che possono esitare in anomalie congenite. Questo evento si verifica purtroppo con una frequenza abbastanza elevata:
in complesso le malattie congenite si osservano in quasi il 5% delle gravidanze ma fortunatamente la percentuale delle anomalie veramente gravi è inferiore al 2%.
Avendo affrontato una gravidanza la coppia deve avere presente queste possibilità
e deve decidere se si sente in grado di accettare un’eventuale anomalia o se preferisce effettuare quelle indagini che possono evidenziare una eventuale anomalia nelle prime fasi della gravidanza onde poter attuare una scelta di mantenimento o di interruzione
della gravidanza. Il verificarsi di un’anomalia congenita può comportare conseguenze variabili per il futuro del soggetto: a volte la sua vità potrà non esserne assolutamente influenzata ma altre volte la malattia potrebbe essere
così grave da non consentire la vita dopo la nascita o da condizionare per sempre una esistenza alquanto difficile.
Si ricorda a questo proposito che la Legge Italiana permette l’interruzione di gravidanza in modo praticamente libero fino
al termine della 12a settimana, in modo controllato e solo a fronte di importanti motivazioni dopo tale termine e solo fino alla 24a settimana.
Un’anomalia congenita può manifestarsi con una vera e
propria malformazione. Ciò tuttavia non avviene sempre: alcune malattie congenite, a volte anche molto gravi, possono non presentare alcuna malformazione. Ad esempio le distrofie muscolari, pur ereditarie e pur gravi, non presentano segni visibili.
Ad esempio ancora il mongolismo o sindrome di Down solo in circa il 50% dei casi si accompagna a malformazioni facilmente riconoscibili.
Abbiamo quindi a che fare con una categoria di malattie molto diverse le une dalle altre e non abbiamo a disposizione
indagini in grado di riconoscerle tutte con certezza.
Come si vede non abbiamo a disposizione molte risorse diagnostiche: sostanzialmente solo 3:
1. ecografia
2. possibilità di valutare statisticamente con una certa
accuratezza la probabilità individuale di avere un figlio affetto da anomalia congenita, basandosi sulla storia familiare
3. analisi del cariotipo fetale (tradizionale o "molecolare", più approfondito) cioè visualizzazione
dei cromosomi del feto su materiale ottenuto mediante amniocentesi o prelievo di villi coriali
4. estrazione del DNA fetale circolante nel sangue materno e sua analisi per valutare il gariotipo o la eventuale presenza di alcune (attualmente fino
a 200) malattie geniche
ATTENZIONE: alcuni di questi argomenti sono tecnicamente difficili da spiegare e da comprendere: se desiderate approfondirli chiedeteci un colloquio.
ECOGRAFIA
Oggigiorno nessuno può più pensare di seguire una gravidanza senza effettuare controlli ecografici. L’esame è talmente richiesto che gli autori inglesi hanno coniato il termine “enjoiment ecography”: controllo ecografico
per divertimento!
Ma a parte questo che possiamo considerare un utilizzo aberrante, in effetti i vantaggi di questo esame sono notevoli: 1. è innocuo e quindi ripetibile ogni volta che se ne presenti la necessità; 2. nella prima parte
della gravidanza permette di controllare il normale avvio della stessa, di diagnosticare con anticipo aborti e gravidanze extrauterine, di datare con molta precisione la gestazione e la data reale del parto; 3. intorno alla 12a settimana consente di esaminare
alcune particolari strutture del feto la cui anormalità costituisce un campanello di allarme che può innescare ulteriori accertamenti (ad esempio la cosiddetta “translucenza nucale”, edema nucale particolarmente evidente in molti
casi di anomalia cromosomica, o l’alterazione dei rapporti di lunghezza tra i diversi segmenti degli arti); 4. serve da guida in caso di prelievo di villi coriali, di amniocentesi o di prelievo di sangue fetale; 5. tra la 18a e la 22a settimana permette
un buon esame di molteplici strutture fetali (le Società Italiane di Ginecologia e Ostetricia [SIGO] e di Ecografia Ostetrico-Ginecologica [SIEOG] hanno da tempo stabilito precise regole in proposito, regole che devono essere seguite); 6. in qualsiasi
momento permette una accurata valutazione dell’accrescimento fetale, dello stato di funzionamento della vascolarizzazione utero-feto-placentare (per mezzo della velocimetria color-doppler) e quindi dello stato di benessere generale del feto.
Questi
elementi fortemente positivi hanno indotto a credere che l’ecografia sia in grado di vedere e prevedere tutto. Purtroppo come qualsiasi altro esame medico anche l’eco ha i suoi limiti: essa può sbagliare soprattutto la dove non riesce ad
evidenziare anomalie specificamente ricercate e magari presenti: tutte le casistiche internazionali riportano una percentuale elevata di errore che, a secondo degli organi esaminati e della malformazioni attese, può variare dal 20 al 40%!
Attenzione
quindi: un responso ecografico normale non è in grado di garantire la normalità del soggetto, anche quanto l’esame venga effettuato con tutti i criteri di precisione e di professionalità richiesti.