Relativamente a quest’ultima la cosiddetta MOC (Mineralometria Ossea Computerizzata) permette oggi un buon monitoraggio della situazione ossea. Abitualmente il risultato della MOC viene fornito con un grafico di interpretazione
non del tutto semplice: la linea curva rossa indica l’andamento della densità ossea nella media della popolazione con l’avanzare dell’età, mentre la fascia azzurra rappresenta l’andamento di tutta la popolazione. Solitamente
la densità è massima dopo i 40 anni e prima della meno-pausa (collocata sui 48 anni); inizia a diminuire poco prima della menopausa per diminuire poi bruscamente successivamente ad essa. Diminuendo la densità ossea la robustezza dell’osso
diminuisce: abbiamo indicato 2 fasce, all’interno delle quali l’osso dapprima diventa un po’ frogile, poi talmente fragile da essere a rischio di frattura anche con piccoli traumi. Dunque col passare degli anni la maggior parte della popolazione
femminile entra “fisiologicamente” nelle aree a rischio: possiede aree più o meno estese di osteoporosi è può essere a rischio di frattura.
Fratture ossee importanti, fatti ischemici (infarto, ictus) e tumori maligni
sono le patologie più frequenti e più gravi della cosiddetta terza età. Un buon controlli di queste patologie dovrebbe comportare una migliore qualità di vita nella Paziente anziana. Da queste considerazioni è dipeso l’attuale
indirizzo all’esecuzione della cosiddetta HRT (Hormonal Replacement Therapy), che viene oggi consigliata alla maggior parte delle donne che entrano in menopausa. La somministrazione di estrogeni compensa il crollo della produzione da parte delle ovaie
e tende a prevenire gli effetti dannosi che abbiamo elencato. Per limiti di spazio non possiamo in questa sede fare una discussione esauriente dei pro e dei contro della terapia ormonale sostitutiva e ci limitiamo ad elencare alcuni concetti fondamentali:
1. la terapia è estremamente efficace ed agisce contemporaneamente su tutte le patologie elencate; 2. una somministrazione generalizzata e indiscriminata di estrogeni a tutta la popolazione rappresenta probabilmente un errore tera-peutico, costringendo
alla terapia anche Pazienti che presumibilmente non avrebbero avuto problemi; 3. la terapia estrogenica mantiene una stimolazione della ghiandola mammaria che altrimenti naturalmente sarebbe cessata: ciò comporta che, con somministrazioni mantenute
per più di 10 anni, si verifica un leggero ma significativo incremento del rischio di tumore mammario; 4. la terapia deve essere praticata in modo da mentenere un regolare ciclo mestruale: ciò previene la formazione di tumori della cavità
uterina; terapie estrogeniche senza ciclo mestruale possono rappresentare un rischio per l’utero e devono essere attentamente valutate e attiva-mente sorvegliate dal Curante; 5. l’assunzione di prodotti omeopatici (“fitoestrogeni” o
simili) non è altrettanto efficace ed il rapporto costo/beneficio di tali farmaci non appare favorevole; questi prodotti contengono comunque derivati della soia che mostrano un leggero effetto protettivo verso la patologia mammaria.
Solitamente
la densità è massima dopo i 40 anni e prima della meno-pausa (collocata sui 48 anni); inizia a diminuire poco prima della menopausa per diminuire poi bruscamente successivamente ad essa. Diminuendo la densità ossea la robustezza dell’osso
diminuisce: abbiamo
indicato 2 fasce, all’interno delle quali l’osso dapprima diventa un po’ frogile, poi talmente fragile da essere a rischio di frattura anche con piccoli traumi. Dunque col passare degli anni la maggior
parte della popolazione femminile entra “fisiologicamente” nelle aree a rischio: possiede aree più o meno estese di osteoporosi è può essere a rischio di frattura.
Fratture ossee importanti, fatti ischemici (infarto,
ictus) e tumori maligni sono le patologie più frequenti e più gravi della cosiddetta terza età. Un buon controlli di queste patologie dovrebbe comportare una migliore qualità di vita nella Paziente anziana. Da queste considerazioni
è dipeso l’attuale indirizzo all’esecuzione della cosiddetta HRT (Hormonal Replacement Therapy), che viene oggi consigliata alla maggior parte delle donne che entrano in menopausa. La somministrazione di estrogeni compensa il crollo della
produzione da parte delle ovaie e tende a prevenire gli effetti dannosi che abbiamo elencato. Per limiti di spazio non possiamo in questa sede fare una discussione esauriente dei pro e dei contro della terapia ormonale sostitutiva e ci limitiamo ad elencare
alcuni concetti fondamentali: 1. la terapia è estremamente efficace ed agisce contemporaneamente su tutte le patologie elencate; 2. una somministrazione generalizzata e indiscriminata di estrogeni a tutta la popolazione rappresenta probabilmente un
errore tera-peutico, costringendo alla terapia anche Pazienti che presumibilmente non avrebbero avuto problemi; 3. la terapia estrogenica mantiene una stimolazione della ghiandola mammaria che altrimenti naturalmente sarebbe cessata: ciò comporta che,
con somministrazioni mantenute per più di 10 anni, si verifica un leggero ma significativo incremento del rischio di tumore mammario; 4. la terapia deve essere praticata in modo da mentenere un regolare ciclo mestruale: ciò previene la formazione
di tumori della cavità uterina; terapie estrogeniche senza ciclo mestruale possono rappresentare un rischio per l’utero e devono essere attentamente valutate e attiva-mente sorvegliate dal Curante; 5. l’assunzione di prodotti omeopatici
(“fitoestrogeni” o simili) non è altrettanto efficace ed il rapporto costo/beneficio di tali farmaci non appare favorevole; questi prodotti contengono comunque derivati della soia che mostrano un leggero effetto protettivo verso la patologia
mammaria.